“Thank you Jesus, Grazie Gesù Canto di” Adoration at Medjugorje …Over 2 million views
A sweet song of adoration and thanksgiving to Jesus for the infamous humiliation that he suffered … for the blood he poured out and for all that he endured and suffered for us … on the images of his Passion.
This song and music during adoration is the most enduring memory of my trip to Medjugorje. November 2o17 Mystic Post Steve Ryan
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Ti prometto di voler prestare l’opera mia per liberare tutte le anime che Maria SS. vuol liberare; e percio’ nelle mani di questa Madre piissima pongo tutte le mie opere soddisfattorie e di quelle di altri a me applicate sia in vita che in morte, e dopo il mio passaggio all’eternita’.
Ti prego, o mio Dio, di voler accettare e confermare questa mia offerta, come io la rinnovo e confermo a onor tuo e a salvezza dell’anima mia.
Amen. Ave Maria! Ti prometto di voler prestare l’opera mia per liberare tutte le anime che Maria SS. vuol liberare; e percio’ nelle mani di questa Madre piissima pongo tutte le mie opere soddisfattorie e di quelle di altri a me applicate sia in vita che in morte, e dopo il mio passaggio all’eternita’.
Ti prego, o mio Dio, di voler accettare e confermare questa mia offerta, come io la rinnovo e confermo a onor tuo e a salvezza dell’anima mia.
Amen. Ave Maria!
LJUBLJENI ISUSE,,,!
Spasitelju nas ,evo i ovoga dana
Nosim tegobu u Srcu, Dusi i tijelu
I dok mi tece ta suza topla i slana
Molitva mi nije bas najbolja strana
Klecim pred Tobom i Tvojim Krizem
U Srcu je mnogo oziljaka i rana
Tuzan pogled prema Tebi dizem
Potrebna je mojoj Dusi hrana
Dosao sam opet trazit od Tebe
Oprost za grijehe ucinjene moje
Za nas si Spasitelju zrtvovao sebe
Ne zaleci ni Presveto Krvi svoje
Pogled dizem i gledam raspetoga Tebe
Iznosim Ti jade ,grijehe i patnje moje
I dok promatram Tvoje krvavo lice.
i cavlima probijene i noge i ruke,
Shvatih da su moje patnje samo sitnice
U odnosu na Tvoje pregorke muke,,,!
Don Bosco je nastojao kod svojih dječaka probuditi osjećaj za lijepo, prirodno, skladno, a to je činio poetskim oblicima u prirodi. Pričao im je kako se znao, nakon napornog dana, umoran, u kasnu noć uspinjati stubištem do svoje sobe: ” Na balkonu bih se zaustavio i motrio beskrajno nebo, tražio bih Velikog medvjeda, zagledavao se u mjesec, planete, zvijezde, njihova beskrajna prostranstva, udaljenosti i, prepuštajući se tim mislima uspinjao se prema svemirskim maglicama i još dalje…izgubio bih se tamo gore. Svemir mi se činio božanski veličanstveno djelo.
Nije se zadovoljavao pričanjem; htio je da njegovi dječaci “sačuvaju” dodir sa prirodom. Izmislio je “seoski turizam”, “trekking”, škole na otvorenom. Tu su bile i glasovite šetnje, mladenački turizam i izleti u najrazličitijim oblicima, nepredvidljivo, spontano i s puno optimizma. Po monferratskim brdima i šumovitim brežuljcima kretala se povorka mladića sa svojim odgojiteljima, poput lutalica, turista istraživača, putujuće kazališne družine ili pobožnih hodočasnika.
Santi Nicola Tavelic, Stefano da Cuneo, Deodato Aribert da Ruticinio e Pietro da Narbona Sacerdoti francescani, martiri
14 novembre
† Gerusalemme, 14 novembre 1391
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Gerusalemme, santi Nicola Tavelic, Deodato Aribert, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbonne, sacerdoti dell’Ordine dei Minori e martiri, che furono arsi nel fuoco per aver predicato coraggiosamente nella pubblica piazza la religione cristiana davanti ai Saraceni, professando con fermezza Cristo Figlio di Dio.
Le loro storie personali di francescani missionari, s’intrecciarono nel 1383, quando provenienti da diversi luoghi d’Europa, confluirono nel convento francescano di Mont Sion in Palestina, dove l’Ordine di S. Francesco è da secoli “Custode dei Luoghi Santi” del cristianesimo.
I Frati Minori, Nicola Tavelic, Deodato Aribert da Ruticinio, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona, si ritrovarono nel suddetto convento francescano, dove per otto anni vissero secondo la Regola di san Francesco, lavorando nei compiti loro affidati, per la custodia dei Luoghi Santi della vita e morte di Gesù, e cercando di fare apostolato nel mondo musulmano, dove Mont Sion era praticamente come un’isoletta in mezzo ad un mare di islamici.
Con i musulmani, fare apostolato era praticamente infruttuoso, visto la radicalizzazione della loro fede, poco aperta al dialogo interreligioso.
Ciò nonostante i quattro Frati Minori, decisero di portare il Vangelo ai maomettani, esponendo pubblicamente le tesi del cristianesimo, confrontandole con quelle islamiche e dopo essersi consultati con due teologi, prepararono una memoria in cui, in modo dettagliato e ricca di riferimenti storici e teologici, esponevano meticolosamente la dottrina cristiana confutando l’islamismo.
L’11 novembre 1391, si recarono davanti al Cadì (giudice) di Gerusalemme e alla presenza anche di molti musulmani, esposero leggendo, il loro elaborato con grande coraggio. Sebbene ascoltati attentamente, ciò non fu accettato dai presenti, andati alla fine in escandescenze e quindi furono invitati a ritirare quello che avevano detto; i quattro frati rifiutarono e pertanto vennero condannati a morte; per tre giorni furono rinchiusi in carcere dove subirono sevizie di ogni genere.
Il 14 novembre ricondotti in piazza, fu di nuovo loro richiesto di ritrattare quanto detto contro l’Islam, al nuovo rifiuto vennero ammazzati, fatti a pezzi e bruciati; i musulmani fecero scomparire ogni resto, anche le ceneri, per evitare che fossero onorati dai cristiani.
Il loro martirio fu descritto minuziosamente in una relazione del ‘Custode’ di Terra Santa, padre Geraldo Calveti, già due mesi dopo la loro morte.
Il culto nell’Ordine Francescano, risale sin dal XV sec., papa Leone XIII nel 1889, confermò il culto del solo Nicola Tavelic, il capogruppo, il quale ebbe grande venerazione in Jugoslavia sua patria.
Nel 1966, papa Paolo VI confermò il culto anche per gli altri tre martiri francescani, fissando la loro festa al 17 novembre; ma nel Martirologio Francescano la data rimase quella della loro morte (dies natalis) cioè il 14 novembre
Lo stesso papa Paolo VI, il 21 giugno del 1970 a Roma, li elevò agli onori degli altari proclamandoli santi; la loro celebrazione liturgica è stata portata per tutti al 14 novembre, e inseriti nel Martirologio Romano alla stessa data; sono i primi santi martiri della Custodia di Terra Santa.
Nicola Tavelic
Primo santo della Nazione Croata, Nicola Tavelic, nacque verso il 1340 a Sebenico, in Dalmazia; adolescente entrò fra i Frati Minori di s. Francesco, divenuto sacerdote fu missionario in Bosnia, insieme a padre Deodato da Ruticinio, dove per circa 12 anni predicò contro i bogomili, setta eretica che in Bosnia aveva la sua roccaforte (essi contrapponevano il mondo dello spirito a quello della materia, considerato espressione della forza del male; negavano la Trinità, la natura umana di Cristo, l’Antico Testamento, non riconoscevano i riti e i sacramenti del battesimo e matrimonio, né la gerarchia ecclesiastica).
Poi nel 1383, insieme al francese padre Deodato Aribert da Ruticinio, fu inviato alla Missione palestinese di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò gli altri due futuri compagni di martirio, padre Stefano da Cuneo e padre Pietro da Narbona, francese.
Deodato da Ruticinio (Diodato Aribert)
Deodato da Ruticinio, era francescano dalla Provincia d’Aquitania, non si conosce la data di nascita, probabilmente anche lui intorno al 1340.
Il suo paese di nascita, che in latino viene chiamato Ruticinio, è stato identificato da alcuni con l’odierna città francese di Rodez, mentre qualche altro indica il Roussillon, regione storica della Francia meridionale, che però a quel tempo dipendeva dalla Catalogna.
Nel 1372 fu inviato come missionario in Bosnia, dove conobbe padre Nicola Tavelic, con cui si legò da sincera amicizia, predicando insieme contro i bogomili; nel 1383 con il confratello, fu destinato al convento francescano di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò anche i padri Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona suo connazionale.
Pietro da Narbona
Tutto ciò che si conosce di questo francescano martire, è che era della Provincia francescana di Provenza, nella Francia meridionale, da dove ad un certo punto, scese in Italia, attratto dalla Riforma dell’Osservanza francescana, avviata in Umbria nel 1368, dal beato Paolo o Paoluccio Trinci da Foligno (1309-1391).
Trascorse nell’eremo umbro di Brogliano, posto tra Foligno e Camerino, una quindicina d’anni, vivendo in preghiera e meditazione la spiritualità di san Francesco.
Nel 1381 partì come missionario in Terra Santa, accolto nel convento di Mont Sion a Gerusalemme e dove poi incontrò nel 1383 Nicola Tavelic, Deodato da Ruticinio, suo connazionale e Stefano da Cuneo; coi quali subirà poi il martirio in modo orribile, il 14 novembre 1391.
Stefano da Cuneo
Ben poco si sa del santo francescano martire a Gerusalemme, Stefano da Cuneo, ricavandolo dalla preziosa ‘Relazione’ fatta dal padre Guardiano del convento di Mont Sion, sul martirio dei quattro sacerdoti appartenenti a quel convento della Custodia di Terra Santa.
Padre Stefano da Cuneo, era della Provincia francescana di Genova e aveva trascorso otto anni nella vicaria in Corsica, prima di essere trasferito a Gerusalemme nel 1383, dove poté svolgere la sua attività apostolica fra i musulmani per altri otto anni, prima del martirio, subito insieme ai confratelli francesi Deodato da Ruticinio e Pietro da Narbona ed il croato Nicola Tavelic.
La città d’origine del santo francescano, Cuneo, sembra dubbia, perché uno storico rinascimentale, asserì di aver raccolto una tradizione locale, che lo faceva nativo di Fiumorbo in Corsica, specificando della famiglia Prunelli.
Sarà pure, ma il martire è conosciuto da ben 600 anni come Stefano da Cuneo.
Čitanje Knjige Mudrosti
Bog je stvorio čovjeka za neraspadljivost, i učinio ga slikom svoje vječnosti.
A đavolovom je zavišću ušla smrt u svijet, i nju će iskusiti oni koji njemu pripadaju.
A duše su pravednika u ruci Božjoj, i njih se ne dotiče muka nikakva.
Očima se bezbožničkim čini da oni umiru, i njihov odlazak s ovog svijeta kao nesreća; i to što nas napuštaju kao propast, ali oni su u miru.
Ako su, u očima ljudskim, bili kažnjeni, nada im je puna besmrtnosti.
Za malo muke zadobili su dobra velika, jer Bog ih je stavio na kušnju
i našao da su ga dostojni.
Iskušao ih je kao zlato u taljici i primio ih kao žrtvu paljenicu.
Zato će se u vrijeme posjeta njegova zasjati, te će vrcati kao iskre u strnjici.
Sudit će pucima i vladati narodima, i Gospodin će kraljevati nad njima uvijeke.
Koji se u nj ufaju, spoznat će istinu, i koji su vjerni, bit će u ljubavi s njim,
jer izabranici njegovi stječu milost i milosrđe.
Riječ Gospodnja
Sv. Nikola Taveliću, moli za nas!
Mudr 2:23-3:9
https://www.youtube.com/watch?v=5oC2W-RRpeM
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vi imamo nešto u svojoj prošlosti što negativno utječe na naš život. To može biti sjećanje vezano uz kojeg člana obitelji ili pak potpunog stranca, kao i neka loša odluka koju smo donijeli. Što god da to bilo, moramo to prinijeti pred noge našega Dobrog Pastira, koji nas ljubi i želi nam dobro.
Bog je rekao proroku Jeremiji: „’Jer ja znam svoje naume koje s vama namjeravam’ – riječ je Jahvina – ‘naume mira, a ne nesreće: da vam dadnem budućnost i nadu.’“ (Jer 29, 11) Već nam sam taj ulomak može dati nadu, ali ponekad je potrebno otvoriti svoje srce i zaridati Gospodinu, moleći ga za ozdravljenje.
Sv. Augustin je napisao: „Prepusti prošlost milosti Božjoj, sadašnjost njegovoj ljubavi, a budućnost njegovoj providnosti.“ To zacijelo nije jednostavna maksima za život, ali samo na taj način možemo nastaviti sa svojim životom.
Psalam 22 jedna je od najboljih molitva za ozdravljenje sjećanja. On nas sjedinjuje s Isusom na križu (koji ga je i sam molio u tim trenutcima) i dok ga molimo, iskreno osjećamo patnju koju imamo u sebi, ali na kraju molitve slavimo Boga zbog njegove dobrote prema nama. Molite tu molitvu polako, prizivajući Boga u svoja sjećanja i moleći ga da stavi svoju iscjeljujuću ruku na vašu glavu i srce.
Psalam 22
Bože moj, Bože moj, zašto si me ostavio?
Daleko si od ridanja moga.
Bože moj, vičem danju, al’ ne odvraćaš;
noću vapijem i nema mi počinka.
A ipak, ti u Svetištu prebivaš,
Nado Izraelova!
U tebe se očevi naši uzdaše,
uzdaše se, i ti ih izbavi;
k tebi su vikali i spašavali se,
u tebe se uzdali, i postidjeli se nisu.
A ja, crv sam, a ne čovjek,
ruglo ljudi i naroda prezir.
Koji me vode, podruguju se meni,
razvlače usne, mašu glavom:
„U Jahvu se on uzda, neka ga sad izbavi,
neka ga spasi ako mu omilje!“
Iz krila majčina ti si me izveo,
mir mi dao na grudima majke.
Tebi sam predan iz materine utrobe,
od krila majčina ti si Bog moj.
Ne udaljuj se od mene, blizu je nevolja,
a nikog nema da mi pomogne.
Opkoliše me junci mnogobrojni,
bašanski bikovi okružiše mene.
Ždrijela svoja razvaljuju na me
ko lav koji plijen kida i riče.
Kao voda razlih se,
sve mi se kosti rasuše;
srce mi posta poput voska,
topi se u grudima mojim.
Grlo je moje kao crijep suho,
i moj se jezik uz nepce slijepi:
u prah smrtni bacio si mene.
Opkolio me čopor pasa,
rulje me zločinačke okružile.
Probodoše mi ruke i noge,
sve kosti svoje prebrojiti mogu,
a oni me gledaju i zure u me.
Haljine moje dijele među sobom
i kocku bacaju za odjeću moju.
Ali ti, o Jahve, daleko mi ne budi;
snago moja, pohiti mi u pomoć!
Dušu moju istrgni maču,
iz šapa pasjih život moj.
Spasi me iz ralja lavljih
i jadnu mi dušu od rogova bivoljih!
A sada, braći ću svojoj naviještat ime tvoje,
hvalit ću te usred zbora.
„Koji se bojite Jahve, hvalite njega!
Svi od roda Jakovljeva, slavite njega!
Svi potomci Izraelovi, njega se bojte!
Jer nije prezreo ni zaboravio muku jadnika,
i nije sakrio lice svoje od njega;
kad ga je zazvao, on ga je čuo.“
Zato ću te hvaliti u zboru veliku,
pred vjernicima tvojim izvršit zavjete.
Siromasi će jesti i nasitit će se,
hvalit će Jahvu koji traže njega:
nek’ živi srce vaše dovijeka!
Spomenut će se i Jahvi se vratit
svi krajevi zemlje;
pred njim će nice pasti
sve obitelji pogana.
Jer Jahvino je kraljevstvo,
on je vladar pucima.
Njemu će se jedinom klanjati svi koji snivaju u zemlji,
pred njim se sagnuti svi koji u prah silaze.
I moja će duša za njega živjeti,
njemu će služiti potomstvo moje.
O Gospodu će se pripovijedat sljedećem koljenu,
o njegovoj pravdi naviještati narodu budućem:
„Ovo učini Jahve!“